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Come rivela il titolo stesso in due delle sue redazioni, l'opera principale di Giovanni di Fécamp appartiene al genere letterario della Confessio, di cui sono un illustre antecedente le "Confessioni" di sant'Agostino, nelle quali non si trattava tanto di rivelare le proprie colpe, quanto invece di "confessare Dio" lodandolo e rendendogli grazie. Giovanni fuori dal contesto autobiografico si propone di confessare i misteri stessi della rivelazione, abbandonandosi a lunghe contemplazioni ammirative, celebrando la trascendenza di Dio, la mediazione di Cristo, rendendo grazie alla bontà e alla "soavità" del Creatore-Salvatore, esprimendo il suo ardente desiderio di visione anche con le "lacrime". La maggiore originalità dell'opera di Giovanni è rappresentata dal celebrare la trasformazione interiore che Cristo opera nell'anima che gli si abbandona. Il Signore non solo perdona, ma guarisce; non solo è un esempio, ma anche un aiuto che conferisce purezza al cuore e pacificazione a tutto l'essere. E nell'umanità di Cristo che Giovanni di Fécamp contempla la bellezza di Dio. Ci sono in questo cristocentrismo accenti che già annunciano san Bernardo. Tali elevazioni, che a partire da Cristo inseriscono nel mistero stesso di Dio, tradiscono nel loro autore e vogliono favorire nel lettore un'autentica esperienza mistica, fondata sulla lettura e la meditazione della Scrittura e sfociante nel silenzio dell'adorazione.